Renégat - il Rinnegato, una storia di pirati



G: Signori e signore eccoci davanti a qualcosa che non ti aspetteresti mai di vedere un vero e proprio capolavoro del mondo dei fumetti, se di fumetto possiamo parlare… "Renégat" è una di quelle opere che è difficile classificare, non per i contenuti questa volta, ma per la sua forma!

Cosa fa di un fumetto un fumetto? Sono le nuvolette che escono dalla bocca dei personaggi? O piuttosto il susseguirsi delle vignette che formano delle tavole? Beh forse a ben vedere un fumetto è qualcosa di più della sua forma, cioè della maniera in cui è classicamente confezionato… W. e T. che si occupano rispettivamente di trame e disegni & colori sono sicuramente più avvantaggiati di me in questa presentazione… vi dirò allora che questa volta mi toccherà sfondare il muro delle banalità non dette per affermare che un fumetto è un insieme di elementi - la storia, il disegno, il dialogo, principalmente - che uniti assieme formano l’Opera. Alex Baladi con la sua storia, "Renégat", è la dimostrazione di questa affermazione. Se sono nuvolette dei dialoghi che vi aspettate allora state tranquilli, quelle ci sono, ma se al contrario cercate le vignette… beh vi attenderà una bella sorpresa, una sorpresa che devo dire, se all’inizio mi ha spaesato, arrivato alla fine mi ha lasciato a bocca aperta: quanti modi esistono di fare un fumetto, e quanti non ne abbiamo ancora visti?

I sogni del prigioniero
Alex Baladi nasce a Vevey, sul lago di Ginevra, in Svizzera, nel 1969. Lavora nel settore dell'illustrazione e della pubblicità e come giornalista, nel mondo del fumetto ha all'attivo circa una ventina di albi quasi tutti pubblicati con piccole case editrici indipendenti. Lontano dal grande pubblico e dalla grande diffusione, Baladi crea storie affascinanti con il suo stile particolare e molto coinvolgente!

W: Diciamo, per cominciare, che questa è la storia di un prigioniero, un rinnegato come giustamente ci informa il titolo. E come tutti i prigionieri anche questo sta in una prigione. La storia si apre con una sensazione… si avete letto bene, una sensazione! Non saprei altrimenti come descrivere quello che ho visto nelle prime pagine di questo lavoro: una riga nera, una sottilissima riga nera al centro appena sopra la metà della pagina. Punto. Nient’altro! Ho fin pensato che qualcuno avesse scarabocchiato la mia copia del volume con una matita, poi ho girato la pagina, due righe increspate, ho girato ancora, tre righe… ed ho capito. Ho capito che nessuno aveva rovinato il volume appena tolto dal cellophane della spedizione, ho capito quello che Baladi stava facendo e mi sono detto: Apperò! "Renégat" comincia con la sensazione del mare, il ricordo del mare, il ricordo più doloroso di tutti per un pirata rinchiuso in un galera sulla terraferma, il mare! A questo punto avete capito, il protagonista è un pirata, rinchiuso in prigione, un pirata e per giunta convertito all’islam, un pirata della peggior specie. Ancora poche scene ed ecco il secondo elemento: due uomini che parlano di… un filibustiere! Uno dei due è uno scrittore e per il suo libro ha deciso di raccogliere la testimonianza del bucaniere, di addentrarsi nella sua vita, seguendo il flusso dei suoi ricordi, dall’inizio della sua storia di criminale in mare fino alla reclusione, il nostro scrittore vuole capire tutto sulle abitudini dei pirati ed è quindi disposto ad ascoltare tutto quello che il carcerato ha da raccontare. La storia può così entrare nel vivo ed il racconto del prigioniero cominciare. Ma fin dal primo episodio raccontato ci è subito chiaro che quello che immaginiamo dei pirati non corrisponde proprio alla realtà del racconto. Descritti dal prigioniero i pirati appaiono come degli uomini liberi e democratici - almeno tra di loro -, che hanno rifiutato di servire i loro ex padroni contribuendo ad arricchire le tasche già gonfie dei ricchi, in favore di una vita di ruberie ai danni proprio di questi ricchi. Incontro dopo incontro il racconto della vita del pirata si fa sempre più dettagliato e cattura la curiosità del suo intervistatore, ma fin dal primo giorno di narrazione, la sera, addormentandosi nella sua cella, il nostro pirata comincerà a fare strani sogni, sogni che gli chiedono di raccontare la vita dei pirati senza troppe finzioni - tralasciare i tesori e dimenticare i mostri marini ad esempio - concentrandosi sul far capire al proprio interlocutore le vere motivazioni che hanno spinto i pirati a rifiutare la società nella quale vivevano.
D’altro canto lo scrittore è disposto a farsi affascinare da ogni dettaglio, anche i più assurdi, anzi sopratutto i più assurdi, e ad ogni assurdità inventata dal pirata per creare maggior enfasi nel suo racconto, crede ciecamente, mosso però da un’unica grande domanda che vorrebbe ogni volta arrivare a fare: come è stato convinto a rinnegare la sua religione in favore dell’islam, come sono queste persone che hanno una religione diversa dalla nostra, terribili, spietati, sanguinari?
Sarà solo alla fine che lo scrittore prenderà il coraggio per arrivare a questa domanda… ma quello che sentirà dire dal pirata lo farà finire su tutte le furie, incrinando per sempre il rapporto che si stava piano piano creando tra loro due.

T: Come giustamente anticipavano G. e W., con "Renégat" tra le mani siamo di fronte ad una vera mosca bianca nel panorama della nona arte. Eliminiamo subito la parte sui colori perché quella che leggiamo è un’opera in bianco e nero, disegno allo stato puro! Siamo così liberi di concentrarci sulla bellezza dei disegni, veri e propri capolavori. Niente schemi rigidi, pochissime cornici squadrate, siamo di fronte alla più completa forma di fluidità dello schema grafico/narrativo. Ad iniziare dalle splendide tavole di apertura che citava W., qualcosa che in pochissimi tratti riesce a creare un’immagine, un pensiero ed una nostalgia davvero potente del mare, pochi semplicissimi tratti dalla potenza evocativa impressionante. Tutte le prime tavole sono splendide, commoventi. Quella del pirata nella cella è angosciante, le mani che si sporgono dalla minuscola finestrella con le inferiate a cercare l’acqua della pioggia sono davvero da groppo in gola. Magnifiche quelle del primo arrembaggio, ed altrettanto magnifica la sequenza di quando il nostro pirata cade in acqua. Baladi unisce alcune delle più classiche impostazioni assieme ad altre fuori da ogni schema e ci restituisce questo risultato eccellente, che in alcuni casi sembra addirittura tirar fuori le figure dei personaggi da scure macchie di china su un foglio bianco. Il tratto di Baladin è sempre ben marcato, mai leggero, se non in occasione delle prime tre tavole di apertura - l’effetto del mare che si materializza nella mente del prigioniero -, e la scelta di non servirsi di un colorista è secondo me, in questo caso, più che vincente! Il disegno da solo, dice tutto quello che serve, il colore avrebbe aggiunto poco o nulla alla narrazione, anzi, quasi sicuramente avrebbe rischiato di compromettere lo stile di Baladi. W. nella sua parte era talmente rapito delle trovate della trama che ha dimenticato di dire che non manca nemmeno una sottile vena ironica in questo lavoro. La troviamo splendidamente abbinata al disegno, in occasione dei sogni del prigioniero ad esempio, e nella bellissima e divertentissima sequenza della cena a base di serpente e delle relative conseguenze. Anche la sequenza finale è splendida, ma non ve la racconterò perché è di una profondità e di una delicatezza davvero non comune.



G: Insomma una piacevole scoperta che davvero non ci aspettavamo da questo volume nascosto dietro una copertina nera abbastanza anonima. Ancora una cosa prima di chiudere, devo dire che per certi versi mi è quasi impossibile non fare un parallelismo tra il rapporto che si instaura fra il pirata e lo scrittore e quello descritto da Truman Capote in "A sangue Freddo", anche in questo caso tra un criminale recluso e lo scrittore che raccoglie le sue memorie… ecco, prendetelo come spunto per ulteriori riflessioni e come prova della bontà di questo fumetto di Baladi. "Renégat" è edito dalla piccola The Hoochie Coochie, i dialoghi sono pochi e semplici anche per chi non padroneggia la lingua, ed è sicuramente un volume da possedere nella propria collezione, vuoi per la particolarità della sua composizione, vuoi perché sono sicuro piacerà anche ai non amanti dei fumetti, vuoi perché è una lettura che stimola mille parallelismi e riflessioni, complice anche le divertenti, ma in fin dei conti serie, pagine di note che l’autore ha aggiunto alla fine del suo lavoro per aiutarci a comprendere che bisogno avesse di disegnare questa storia!

Buona Lettura, Parole di China.


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