Cinquemila chilometri al secondo - Romanticismo e malinconia

La copertina dell'edizione Cocoino Press

G: Umh… non è facile raccontare un fumetto così delicato ed importante come questo "Cinquemila chilometri al secondo" di Manuele Fior… ci proveremo in poche parole, senza rovinarvi il gusto della lettura e della scoperta, così com'è avvenuto nel nostro caso. Partiamo da una banalità: quello di cui vi stiamo parlando è una vera perla della nona arte, premiato con il "Prix du Meilleur Album Fauve d’Or al 38° Festival de la Bande Dessinèe d’Angoulême del 2011, e ben sappiamo come sia difficile per i francesi dover far uscire quel premio da casa. Questa banale premessa dovrebbe farvi capire la potenza dell'opera di Fior, giovane architetto nato a Cesena nel '75, studente a Venezia fino alla laurea in architettura e in seguito berlinese di adozione ed ora abitante a Parigi dopo mille altre mete.

"Cinquemila Chilometri al secondo" ha gli ingredienti classici dei grandi capolavori: tre adolescenti, due ragazzi e una ragazza, l'amore, l'amicizia, la fine della scuola che interrompe il primo capitolo, il passaggio alla vita adulta, le scelte…

W: Tutto ha inizio in uno scenario quasi monocromatico, nella percettibile immobilità di un'estate torrida - "Accidenti ma dove siamo, in Africa?" si chiederà uno dei personaggi proprio all'inizio -, in una casa di ringhiera tipica del nord Italia e chissà, magari, ispirata proprio dai paesaggi emiliani che Fior conosce bene. Due compagni di classe, ma più importante ancora due amici, legati assieme da un'amicizia che sembra indistruttibile come solo quelle adolescenziali sanno essere, spiano da dietro la finestra l'arrivo dei nuovi vicini. Mamma e figlia, reduci da innumerevoli traslochi si stabiliscono nel palazzo dove abita Piero, l'inseparabile amico di Nicola. L'arrivo di Lucia, la nuova vicina sarà l'inizio di questa storia che ci proietta in luoghi molto distanti l'uno dall'altro - approssimativamente quattro, cinquemila chilometri e un secondo… -.

Strani sogni...
La storia che Manuele Fior intesse sembra girare intorno al vecchio proverbio che "il primo amore non si scorda mai" e forse in parte è proprio così, salvo però soffrire delle inevitabili complicazioni che la vita si diverte a disseminare qui e la per non farci mai annoiare. E così Lucia, lasciato Piero, si ritroverà in Norvegia dove scoprirà un nuovo amore e Piero, abbandonato da Lucia, seguirà la sua strada di archeologo fino in Egitto… mentre, in questo gioco a tre, Nicola… beh, Nicola è destinato ad una vita più monotona. Fior tratta i grandi temi universali dell'amore, dell'amicizia e della separazione con delicatezza, una punta di ironia, un pizzico di erotismo e tanta tanta nostalgia e tanta tanta tanta malinconia. Bellissimi i dialoghi di Piero con il suo professore in Egitto, dialoghi nei quali si scopre che chi si allontano da casa per lavoro o per altri motivi non apparterrà mai al luogo in cui arriva, ma purtroppo non apparterrà più neppure al luogo da cui è partito - Fior forse si riferisce anche alla sua esperienza di emigrato? -. Ottime le atmosfere. 

T: E i disegni? Vogliamo parlare dei disegni? Semplici, stilizzati, matite, carboncini, inchiostri ed acquerelli si fondono in un poesia unica. Non è il nostro stile preferito, noi amiamo le tavole belle pulite che profumano di china, le illustrazioni dai contorni precisi, però in queste pagine ci siamo persi come in una dimensione di sogno, o meglio come sull'onda vaga dei ricordi. Fior intesse i suoi capitoli attorno a delle precise scelte cromatiche: giallo e verde il primo capitolo, l'estate italiana; dominante blu per la parte di Lucia in Norvegia durante la lunga notte artica, qualche tocco di luce per la successiva primavera; arancio, rosso, verde e marrone per l'Egitto di Piero al suo primo viaggio - splendide le tavole di lui con la febbre sul treno che attraversa il paese e nel frattempo fa strani sogni -, una marrone notte stellata per la lunga telefonata con Lucia; viola, infine, e color vinaccia per la parte finale, ed ancora giallo e verde per il flashback che chiude la storia. Insomma, come andiamo ripetendo ormai dall'inizio, il colore è parte integrante del fumetto e ne sottolinea le ambientazioni, i sentimenti e in quest'opera Fior ne fa un uso quantomeno sapiente!

Ehi, io questo film lo conosco...
G: Insomma, il solo fatto di aver vinto ad Angoulême ne farebbe un motivo più che valido per leggere questo fumetto - ma dovremmo forse chiamarla Graphic Novel come va tanto di moda oggi? - eppure non è il solo motivo per cui ci sentiamo di consigliarlo. Noi ci siamo arrivati quasi per caso, ne avevamo sentito parlare da un collega in ufficio, poi durante un'influenza invernale ce lo siamo ritrovati come gradito regalo da parte della signorina R. - che spero un giorno decida di partecipare con noi a questo blog! -, lo abbiamo divorato e ce ne siamo subito innamorati, al punto d'averlo riletto proprio questa sera, sono circa 150 pagine ma si leggono molto rapidamente!

Se vi abbiamo incuriositi sappiate che è edito da Cocoino Press - già che ci siete date un'occhiata al catalogo perché c'è del materiale davvero interessante - e che potete acquistarlo sul sito o negli store on-line - provate a cercarlo su Amazon o su LaFeltrinelli -.

Vi lasciamo in bellezza con una video intervista proprio a Fior dove ci parla del suo Cinquemila!



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